Questa è un’introduzione allo studio Il Secolo di Luce, un Documento scritto sotto la supervisione della Casa Universale di Giustizia. Si tratta di un’analisi dove possibile riga per riga del testo.
La fine del Novecento conferisce ai bahá’í un’eccezionale posizione di vantaggio.
Il Piano Maggiore di Dio è in atto e le forze che genera spingono l’umanità verso il suo destino. Le istituzioni della Fede, nei propri piani di azione, devono cercare di vedere con chiarezza il funzionamento di queste grandi forze, esplorare le potenzialità dei popoli che servono, misurare le risorse e le forze delle loro comunità e intraprendere passi pratici per conquistarsi la partecipazione incondizionata dei credenti. (9 gennaio 2001)
A conclusione di questi quattro anni carichi di eventi, siamo arrivati alla portentosa convergenza di fine e inizio nelle misure del tempo gregoriano e dell’era bahá’í. In un caso, questa convergenza comporta la chiusura del ventesimo secolo e, in un altro, apre un nuovo stadio nello svolgimento dell’Età Formativa. La prospettiva che si trae da questi due ordini di tempo ci spinge a riflettere su una visione di sincronizzazione delle tendenze che forgiano il mondo, e a farlo nel contesto dell’intuizione tracciata così vividamente da Shoghi Effendi all’inizio dell’Arco da lui concepito. (La Casa Universale di Giustizia, Ridvan 2000)
I CICLI UNIVERSALI
Domanda: Quale è la vera spiegazione dei cicli che avvengono nel mondo dell’esistenza?
Risposta: Ognuno dei corpi luminosi in questo firmamento illimitato ha un ciclo di rivoluzione di diversa durata; ognuno ruota nella sua orbita ed un nuovo ciclo incomincia di nuovo. Così la terra, ogni trecentosessantacinque giorni, cinque ore, quarantotto minuti e frazioni, completa una rivoluzione; dopo di che si inizia un nuovo ciclo, cioè, il precedente ciclo viene rinnovato. Allo stesso modo, per l’intero universo, sia nei cieli sia fra gli uomini, vi sono cicli di grandi eventi, di fatti ed avvenimenti importanti. Quando un ciclo è finito, ne comincia uno nuovo, e quello vecchio, rispetto agli eventi che hanno luogo, viene completamente dimenticato e non ne resta alcuna traccia o testimonianza. Come vedete, non abbiamo testimonianze sulle epoche di 20,000 anni fa, sebbene, come abbiamo già dimostrato, la vita su questa terra sia molto antica. Essa non ha mille, duemila, un milione o due milioni di anni; è molto più antica; ma vecchie testimonianze e tracce sono totalmente cancellate.
Allo stesso modo, ognuna delle Divine Manifestazioni ha un ciclo, e, durante il ciclo, le sue leggi e i suoi comandamenti prevalgono e vengono eseguiti. Quando il suo ciclo è completato dall’apparire di una nuova Manifestazione, si inizia un nuovo ciclo. Così i cicli cominciano, finiscono e vengono rinnovati, fino a che un ciclo universale venga completato nel mondo e abbiano luogo eventi di tale importanza da cancellare completamente ogni traccia e testimonianza del passato; allora comincia nel mondo un nuovo ciclo, perché questo universo non ha principio. Ricordiamo le precedenti prove ed evidenze su questo argomento; non vi sarà bisogno di ripetizione.
In breve, noi affermiamo che un ciclo universale nel mondo dell’esistenza costituisce un lungo periodo di tempo, comprende innumerevoli ed incalcolabili periodi ed epoche. In questo ciclo le Manifestazioni risplendono nel regno del visibile, finché una grande Manifestazione universale fa del mondo il centro della sua radiosità. La sua apparizione fa sì che il mondo raggiunga la maturità, e l’estensione del suo ciclo è amplissima. Dopo, altre Manifestazioni sorgeranno nella sua ombra, ed esse, secondo le necessità dei tempi, rinnoveranno taluni comandamenti riguardanti problemi ed affari materiali pur rimanendo sotto la sua ombra.
Oggi noi ci troviamo nel ciclo che ebbe inizio con Adamo e la sua Manifestazione universale è Bahá’u’lláh. (Abdu’l-Baha, Le lezioni di San Giovanni d’Acri pp.204-5)
Negli ultimi cent’anni il mondo ha subito cambiamenti ben più profondi di quelli che si sono verificati in tutta la sua storia, ma le presenti generazioni perlopiù non ne comprendono il significato.
L’Essenza del credo nella Divina Unità consiste nel considerare Colui che è la Manifestazione di Dio, e Colui Che è l’Essenza Invisibile, inaccessibile ed inconoscibile, come la stessa e unica cosa. Con ciò si intende che tutto ciò che appartiene al primo, tutti i suoi atti e le sue azioni, ciò che ordina o vieta, debba essere considerato sotto ogni aspetto e circostanza e senza riserva alcuna, identico alla Volontà di Dio Stesso. (Baha’u’llah, Spigolature, p.184)
In ogni secolo Dio conferma un tema particolare e centrale, secondo i requisiti di quel secolo. In questo evo illuminato Egli ha confermato l’unità del mondo dell’umanità. Chiunque serva tale unità sarà indubbiamente confermato e assistito. (Antologia 77)
L’unificazione dell’intera umanità è il contrassegno dello stadio che la società umana sta ora per raggiungere. L’unità familiare, l’unità della tribù, della città stato e della nazione sono state l’una dopo l’altra tentate e pienamente conseguite. L’unità del mondo è la meta per la quale quest’afflitta umanità sta lottando. Questo mondo…deve…riconoscere l’unicità e l’organicità delle relazioni umane e instaurare una volta per sempre il meccanismo che meglio potrà incarnare tale fondamentale principio della sua vita. (Shoghi Effendi, L’Ordine Mondiale p.207)
…il principio dell’Unità del Genere Umano…implica un’organica trasformazione nelle strutture dell’odierna società, un mutamento quale mai il mondo ha finora sperimentato…Questo principio rappresenta il coronamento dell’evoluzione umana…non solo è necessario ma ineluttabile… (Shoghi Effendi, L’Ordine Mondiale pp.43-4)
Questi cent’anni hanno anche visto la Causa bahá’í emergere dall’oscurità e dimostrare a livello planetario il potere di unificazione conferitole dalla sua origine divina. Negli ultimi anni del secolo, la convergenza di questi due processi storici è divenuta sempre più evidente.
Presto il presente Ordine sarà chiuso e uno nuovo sarà aperto in sua vece. Invero, il tuo Signore dice la verità ed è il conoscitore delle cose invisibili. (Baha’u’llah, L’Ordine Mondiale, p.162)
L’equilibrio del mondo è stato sconvolto dalla vibrante influenza di questo grandioso, di questo nuovo Ordine Mondiale. La vita ordinata dell’umanità è stata rivoluzionata dall’azione di questo Sistema unico e meraviglioso, di cui occhio mortale non ha mai visto l’eguale. (Baha’u’llah, Il Kitab-i-Aqdas pg.181)
Una tempesta senza precedenti per la sua violenza, imprevedibile per il corso che seguirà, catastrofica nei suoi effetti immediati, inimmaginabilmente gloriosa per le estreme conseguenze che produrrà, sta spazzando in questo momento la faccia della terra…Nessuno può comprendere i possenti effetti di questo sconvolgimento titanico, tranne coloro che hanno accettato le affermazioni di Baha’u’llah e del Bab. (Shoghi Effendi, Il Giorno Promesso, p.11-2)
In verità, il mondo sta camminando verso il proprio destino. L’interdipendenza dei popoli e delle nazioni della terra, qualsiasi cosa i capi delle forze separatrici del mondo possano dire e fare, è già un fatto compiuto. La sua unità nel campo economico è ora capita e riconosciuta. Benessere della parte significa benessere del tutto e miseria della parte, miseria del tutto. La Rivelazione di Baha’u’llah, secondo le Sue parole, ha “dato un nuovo impulso e impartito una nuova direzione” a questo vasto processo che ora sta svolgendosi nel mondo…Un’avversità prolungata, mondiale, affliggente, unita al caos e alla distruzione generale, sconvolgerà le nazioni, rimesterà la coscienza del mondo, disingannerà le masse, porterà un cambiamento radicale nel concetto di società e fonderà alla fine le membra disgiunte e sanguinanti del genere umano in un corpo unico, organicamente unito e indivisibile. (Shoghi Effendi, Il Giorno Promesso p.127)
La visione del mondo intorno a noi ci impone di considerare le molteplici testimonianze di quell’universale fermento che…in tutti i campi dell’umano vivere…sta purificando e rifoggiando l’umanità in preparazione del Giorno in cui…ne verrà stabilita l’unità. E’ possibile…individuare un duplice processo…a portare al punto culminante le forze che stanno trasformando la faccia del pianeta. Il primo è essenzialmente un processo integrativo, il secondo fondamentalmente distruttivo : mentre l’uno, nel suo continuo evolversi, dischiude un Sistema che può ben servire come modello per quel tipo di politica mondiale…l’altro [tende], aumentando il suo flusso disgregatore, a demolire con crescente violenza le desuete barriere che s’ergono ad intralciare il progresso dell’umanità verso la sua meta finale. (Shoghi Effendi, L’Ordine Mondiale p.171)
Lungi dal cedere nella loro determinazione, lungi dal trascurare il loro compito, essi non dovranno mai dimenticare, per quanto flagellati dagli eventi, che la coincidenza fra queste crisi che scuotono il mondo e il progressivo sviluppo e la fruizione del compito assegnato loro da Dio è in sé opera della Provvidenza, disegno di un’imperscrutabile Saggezza, scopo di un soggiogante Volere, un Valore che dirige e controlla, in modi misteriosi suoi propri, i destini della Fede e le fortune degli uomini. Questi processi contemporanei di ascesa e di caduta, di integrazione e di disintegrazione, di ordine e di caos, con le loro continue reciproche reazioni, non sono altro che aspetti di un più grande Piano, unico e indivisibile, la cui Sorgente è Dio, il cui Autore è Bahá’u’lláh, il teatro delle cui operazioni è l’intero pianeta, i cui scopi finali sono l’unità del genere umano e la pace di tutta l’umanità. (Shoghi Effendi, Avvento Divina Giustizia pag. 56)
Il secolo di luce, scritto sotto la nostra supervisione, esamina questi due processi e le loro interrelazioni nel contesto degli insegnamenti bahá’í. Raccomandiamo agli amici di studiarlo attentamente, fiduciosi che le idee che esso propone li arricchiranno spiritualmente e li aiuteranno praticamente a spiegare agli altri le suggestive implicazioni della Rivelazione portata da Bahá’u’lláh.
La Casa Universale di Giustizia
Naw-Rúz 158 E.B.
IL SECOLO DI LUCE
Introduzione
1 Il Novecento, il più turbolento secolo della storia della razza umana, è finito.
Sgomente di fronte al crescente caos morale e sociale che ne ha segnato il corso, la maggior parte delle persone del mondo desidera dimenticare le sofferenze che questi decenni hanno comportato.
Per quanto fragili appaiano le basi della fiducia nel futuro, per quanto grandi siano i pericoli che si profilano all’orizzonte, l’umanità sembra avere un disperato bisogno di credere che, per una qualche fortuita combinazione di eventi, sia malgrado tutto possibile ottenere che le condizioni della vita umana possano soddisfare i prevalenti desideri degli uomini.
La Grande Pace verso cui gli uomini di buona volontà hanno lungo l’arco dei secoli teso i loro cuori, la cui visione ha infiammato i veggenti e i poeti di innumerevoli generazioni e di cui le sacre scritture dell’umanità hanno costantemente era dopo era, tenuto salda la promessa, è ora finalmente alla portata delle nazioni…La pace mondiale non solo è possibile, è inevitabile. Essa è lo stadio successivo nell’evoluzione del nostro pianeta : secondo l’espressione di un grande pensatore, ‘la planetizzazione dell’umanità’. (La Casa Universale di Giustizia, La promessa della Pace Mondiale 1985, p.3)
2 Alla luce degli insegnamenti di Bahá’u’lláh queste speranze non solo sono puramente illusorie, ma ignorano completamente la natura e il significato della grande svolta compiuta dal nostro mondo in questo secolo cruciale.
Solo quando arriverà a capire le implicazioni di ciò che è successo in questo periodo della storia, l’umanità sarà in grado di affrontare le sfide che l’attendono.
L’importanza del contributo che noi bahá’í possiamo offrire a questo processo esige che noi per primi comprendiamo il significato della storica trasformazione verificatasi nel corso del Novecento.
È necessario che il ramoscello fiorisca e che foglie e frutti crescano e dalla connessione reciproca di tutte le parti componenti l’albero del mondo dipendono la fioritura delle foglie e dei fiori e la dolcezza delle frutta. (Abdu’l-Baha, Antologia p.13)
“Un[a] …capacità che la scienza deve coltivare in tutte le persone è quella di pensare in termini di processo, inclusi i processi storici…” (Prosperità p.22)
…un’analisi preliminare delle tendenze a lungo termine dello sviluppo delle società mette in luce una struttura caratteristica : l’alternanza di periodi di stasi relativamente lunghi con epoche di trasformazione rivoluzionaria. Il modo discontinuo e non lineare dello sviluppo storico è in armonia con il paradigma evolutivo : è una conseguenza del fatto che le società umane sono sistemi dinamici aperti lontani dall’equilibrio termodinamico. (Laszlo, Evoluzione, p.102)
I sistemi…sono formati da numerose parti differenziate. E queste parti devono mostrare una certa organizzazione, un’architettura interna. L’interazione organizzata degli elementi fa si che un sistema si comporti in modo diverso dalle sue parti. (Gandolfi, Formicai,Imperi, Cervelli, p.,17)
Il Piano di Dio per l’umanità
Secondo questa concezione la successione degli eventi non è un casuale susseguirsi di fatti bellici, politici o culturali, privi di significato unitario e di direzione, bensì la realizzazione di un disegno e di uno scopo divini, che sono identici al disegno e allo scopo della creazione: fare apparire nel mondo materiale gli attributi spirituali del mondo del Regno (vedi Julio Savi, Nell’universo sulle tracce di Dio 58-66). Nella fattispecie della storia, questo Piano significa portare l’umanità da una condizione sociale pseudoumana, fondata più o meno direttamente sulle leggi del mondo della natura (competizione e lotta per l’esistenza con la sopravvivenza del più adatto), alla condizione autenticamente umana di una società basata sulla collaborazione, sull’amore, sull’universalità, sulla consapevolezza dell’unità del genere umano. Pertanto il Piano divino per l’umanità sembra il proseguimento del «piano creativo» (‘Abdu’l-Bahá, Promulgation 293, vedi inoltre 118, 185, 200 e Shoghi Effendi Messages to America 18) di Dio, ripetutamente menzionato da ‘Abdu’l-Bahá, che ha portato il mondo del Regno a esprimersi nel mondo della creazione fino a produrre il suo frutto più perfetto nell’uomo. Così disse ‘Abdu’l-Bahá:
Forse, a Dio piacendo, questo globo terrestre potrà divenire quale celeste specchio sul quale potremo vedere il segno delle tracce della Divinità e le qualità fondamentali di una nuova creazione saranno riflesse dalla realtà dell’amore che rifulge nei cuori umani. Dalla luce e dal sembiante di Dio in noi sia dimostrato e testimoniato che, in verità, Dio ha creato l’uomo a Propria immagine e somiglianza (Promulgation 235).
3 Ciò che ci consente di acquisire questa comprensione è la luce irradiata dal Sole sorgente della Rivelazione di Bahá’u’lláh e l’influenza che essa è giunta a esercitare sulle cose umane.
Dalle vette della felicità del genere umano, si levano due inviti al successo e alla prosperità; questi inviti ridestano i dormienti, restituiscono la vista al cieco, danno attenzione all’immemore, udito al sordo, sciolgono la lingua del muto e resuscitano il morto.
Uno è l’invito della civiltà, del progresso del mondo materiale. Esso appartiene al mondo dei fenomeni, promuove i principi delle imprese materiali ed è l’istruttore per i talenti materiali del genere umano. Comprende le leggi, le regole, le arti e le scienze grazie alle quali il mondo dell’umanità si è sviluppato, leggi e regole che sono il frutto di eccelsi ideali e il risultato di menti sane, e che sono entrate nell’arena dell’esistenza per gli sforzi dei saggi e dei dotti nelle ere passate e successive. Propagatore e forza motrice di questo invito è il governo giusto.
L’altro è il vivificante invito di Dio, i Cui insegnamenti spirituali sono salvaguardia della gloria eterna, della perenne felicità e dell’illuminazione del mondo dell’umanità: esso è la causa per cui nel mondo umano e nella vita avvenire si rivelano attributi di misericordia. (Antologia 225).
È questo il tema che sarà trattato nelle pagine che seguono.
Riconosciamo innanzi tutto l’immensità della rovina che l’umanità si è procurata con le sue stesse mani nel periodo storico in esame. Le sole perdite in vite umane sono state incalcolabili. Il disfacimento di fondamentali istituzioni dell’ordine sociale, la violazione–anzi l’abbandono–delle regole della decenza, il tradimento della vita della mente nella sottomissione a ideologie squallide e vuote, l’invenzione e l’impiego di mostruosi ordigni bellici con enormi capacità di distruzione, la bancarotta di intere nazioni e la riduzione di grandi masse di esseri umani in condizioni di disperata miseria, la sconsiderata devastazione dell’ambiente del pianeta–questi sono solo gli orrori più evidenti in un elenco che neppure le più oscure epoche passate hanno conosciuto. Il solo menzionarli riporta alla mente gli ammonimenti divini contenuti nelle parole pronunziate da Bahá’u’lláh un secolo fa: «O uomini incuranti! Benché le meraviglie della Mia misericordia abbiano abbracciato tutte le cose create, sia visibili sia invisibili, e benché la rivelazione della Mia grazia e della Mia munificenza abbia permeato ogni atomo dell’universo, pure la verga con la quale Io posso punire i malvagi è dolorosa, e terribile è la violenza della Mia collera contro di loro».1
Nel 1941, affinché nessun osservatore della Causa fosse indotto a prendere questi ammonimenti in senso puramente metaforico, Shoghi Effendi, nel trarne alcune implicazioni storiche, scrisse:
Una tempesta senza precedenti per la sua violenza, imprevedibile per il corso che seguirà, catastrofica nei suoi effetti immediati, inimmaginabilmente gloriosa per le estreme conseguenze che produrrà, sta spazzando in questo momento la faccia della terra. Le dimensioni e l’impeto della sua forza d’urto stanno inesorabilmente crescendo. La sua azione purificatrice, anche se nessuno ancora l’ha scoperta, aumenta ogni giorno che passa. L’umanità, stretta negli artigli della sua forza devastatrice, è colpita dai segni della sua furia irresistibile. Essa non sa né comprenderne l’origine, né indagarne il significato, né prevederne i risultati. Smarrita, tormentata, inerme, guarda questo grande e possente vento divino che invade le regioni più remote e belle della terra, scuote le sue fondamenta, rompe il suo equilibrio, dilania le sue nazioni, distrugge i focolari delle sue genti, devasta le sue città, caccia in esilio i suoi re, abbatte i suoi baluardi, sradica le sue istituzioni, oscura la sua luce e strazia l’anima dei suoi abitanti.2
Dal punto di vista della ricchezza e del potere, nel 1900 per «mondo» s’intendeva l’Europa e, con riluttanza, gli Stati Uniti. In tutto il pianeta, l’imperialismo occidentale perseguiva fra le popolazioni delle altre terre quella che esso considerava la propria «missione civilizzatrice». Nelle parole di uno storico, il primo decennio del secolo sembrò fondamentalmente la continuazione del «lungo Ottocento»,3 un’era la cui sconfinata prosopopea ebbe forse la migliore epitome nel 1897 nelle celebrazioni del giubileo di diamante della regina Vittoria, una parata che percorse per ore e ore le strade di Londra, con uno sfarzo imperiale e uno sfoggio di potere militare di gran lunga superiori a qualunque cosa sia mai stata tentata presso le antiche civiltà.
All’inizio del secolo, erano ben pochi coloro che, qualunque fosse il loro stato sociale o la loro sensibilità, presagivano le imminenti catastrofi, e pochi o punti coloro che ne avrebbero potuto immaginare l’enormità. Gli stati maggiori della maggior parte delle nazioni europee sapevano che sarebbe scoppiata una guerra, ma vedevano questa possibilità con animo sereno per la duplice incrollabile convinzione che quella guerra sarebbe stata breve e che comunque l’avrebbero vinta loro. Il movimento internazionale per la pace era quasi miracolosamente riuscito a ottenere l’appoggio di statisti, capitani d’industria, studiosi, organi di stampa e perfino improbabili influenti personaggi come lo zar di Russia. Se l’incontrollata proliferazione degli armamenti sembrava una minaccia, la rete di alleanze instancabilmente intessute e spesso sovrapposte sembrava garantire che i conflitti generali sarebbero stati evitati e le dispute regionali risolte, come era quasi sempre accaduto nei secoli precedenti. Questa illusione era rafforzata dal fatto che le teste coronate d’Europa–per lo più membri di un’unica grande famiglia e, molti di loro, detentori di un potere politico apparentemente determinante–si chiamavano fra loro con nomignoli confidenziali, tenevano corrispondenze private, sposavano l’uno le sorelle e le figlie dell’altro e ogni anno trascorrevano assieme lunghe vacanze nei reciproci castelli, panfili e casini di caccia. Anche le dolorose disparità nella distribuzione delle ricchezze erano energicamente, anche se non sistematicamente, affrontate nelle società occidentali mediante legislazioni destinate a frenare gli aspetti peggiori della pirateria corporativa dei decenni appena trascorsi e a rispondere alle più urgenti richieste delle crescenti popolazioni urbane.
La vasta maggioranza della famiglia umana, che viveva in terre al di fuori del mondo occidentale, condivideva ben poco delle benedizioni e pochissimo dell’ottimismo dei fratelli europei e americani. La Cina, malgrado l’antica civiltà e la convinzione di essere il «Regno di mezzo», era divenuta la sventurata vittima dei saccheggi delle nazioni occidentali e del vicino Giappone proiettato verso la modernità. Le moltitudini dell’India–la cui economia e la cui vita politica erano talmente assoggettate al dominio di un unico potere imperiale da escludere l’abituale gara per la supremazia–evitarono alcune delle violenze che toccarono ad altre terre, ma assistettero impotenti alla spogliazione di risorse di cui avevano un disperato bisogno. Le imminenti sofferenze dell’America Latina furono fin troppo chiaramente prefigurate da quelle del Messico, al quale il grande vicino settentrionale aveva già sottratto vasti territori e le cui risorse naturali stavano già attirando l’attenzione di avide corporazioni estere. Particolarmente imbarazzante per gli occidentali–data la sua vicinanza a brillanti capitali europee come Berlino e Vienna–era l’oppressione medievale nella quale i cento milioni di servi della gleba nominalmente emancipati in Russia trascinavano una vita grama di sconsolata miseria. Ma la tragedia più grande era la sorte degli abitanti del continente africano, messi l’uno contro l’altro da confini artificiali tracciati in base alle ciniche contrattazioni delle potenze europee. Si è calcolato che nel primo decennio del Novecento nel Congo siano morte oltre un milione di persone–affamate, percosse, letteralmente costrette ad ammazzarsi di lavoro per il profitto dei loro padroni lontani, un saggio della sorte che, entro la fine del secolo, avrebbe travolto oltre cento milioni di loro compagni di sventura in Europa e in Asia.4
Queste masse di esseri umani, depredati e vilipesi–pur costituendo la maggioranza degli abitanti della terra– non erano considerati protagonisti, ma oggetti dei tanto vantati processi di civilizzazione del nuovo secolo. Malgrado i benefici concessi a una minoranza di loro, i popoli delle colonie esistevano soltanto per essere manipolati–usati, addestrati, sfruttati, cristianizzati, civilizzati, mobilitati–a seconda dei dettami dei mutevoli ordini del giorno delle potenze occidentali. Questi potevano essere duri o moderati, illuminati o egoisti, essere ispirati all’evangelizzazione o allo sfruttamento, ma erano sempre formulati da forze materialistiche che decidevano i mezzi e la maggior parte degli scopi. Pietismi religiosi e politici di vario genere mascheravano ampiamente fini e mezzi agli occhi del pubblico nei paesi occidentali, che potevano così trarre soddisfazione morale dalle benedizioni che le loro nazioni pretendevano di conferire a persone meno degne, approfittando dei frutti materiali di tanta benevolenza.
Elencare le pecche di una grande civiltà non significa negarne le realizzazioni. All’inizio del Novecento, i popoli occidentali avevano tutte le ragioni di andar fieri dei progressi tecnologici, scientifici e filosofici di cui le loro società erano state responsabili. Decenni di sperimentazione avevano messo nelle loro mani mezzi materiali ancora sconosciuti al resto dell’umanità. In Europa e in America erano sorte grandi industrie, che si occupavano di metallurgia, di prodotti chimici di ogni genere, di prodotti tessili, della costruzione e della produzione di strumenti capaci di migliorare tutti gli aspetti della vita. Un continuo processo di scoperte, progettazioni e miglioramenti stava aprendo l’accesso a un potere di dimensioni inimmaginabili–con conseguenze ecologiche, purtroppo, altrettanto inimmaginabili a quei tempi–specialmente grazie all’uso di combustibili e di energia elettrica a basso costo. L’«era della ferrovia» era già molto avanzata e i piroscafi battevano le rotte del mondo. Con lo sviluppo delle comunicazioni telegrafiche e telefoniche, la società occidentale precorreva il momento in cui si sarebbe liberata dai limiti che le distanze geografiche avevano imposto al genere umano sin dagli albori della storia.
Ancor più epocali furono le implicazioni dei cambiamenti che si stavano verificando sul piano più profondo del pensiero scientifico. L’Ottocento era stato ancora dominato dal concetto newtoniano che vedeva il mondo come un enorme meccanismo ad orologeria, ma alla fine del secolo erano già stati compiuti i progressi intellettuali necessari a mettere in dubbio quella visione. Stavano emergendo nuove idee che avrebbero portato alla formulazione della meccanica quantistica. E in breve tempo l’effetto rivoluzionario della teoria della relatività avrebbe messo in discussione convinzioni riguardanti il mondo fenomenico che per secoli erano state accettate come dati di fatto. Questi passi avanti furono incoraggiati–e la loro influenza fu molto ampliata–dal fatto che la scienza si era già trasformata da un’attività di pensatori isolati a un’occupazione sistematicamente perseguita da una vasta e influente comunità internazionale che si avvaleva di università, laboratori e simposi per lo scambio delle scoperte sperimentali.
Ma la forza delle società occidentali non si limitava ai progressi scientifici e tecnologici. All’inizio del Novecento la civiltà occidentale raccoglieva i frutti di una cultura filosofica che stava rapidamente liberando le energie dei suoi popoli e la cui influenza avrebbe ben presto rivoluzionato il mondo intero. Era una cultura che assecondava i governi costituzionali, teneva in alta considerazione il dominio della legge e il rispetto per i diritti di tutti i membri della società e indicava a tutti coloro che raggiungeva la visione di un’imminente era di giustizia sociale. Anche se le ostentazioni di libertà e di uguaglianza che inflazionavano la retorica patriottica dei paesi occidentali erano ben lontane dalle condizioni reali, gli occidentali avevano però tutte le ragioni di celebrare i progressi verso quegli ideali compiuti nel corso dell’Ottocento.
Da un punto di vista spirituale quel periodo fu affetto da una strana, paradossale ambiguità. In quasi tutte le direzioni l’orizzonte intellettuale era oscurato da nuvole di superstizione prodotte dall’irriflessiva imitazione del passato. Per la maggior parte dei popoli del mondo le conseguenze variavano da una profonda ignoranza sulle potenzialità umane e sull’universo materiale a un ingenuo attaccamento a teologie che avevano poco o punto a che fare con l’esperienza. E là dove i venti del cambiamento disperdevano le nebbie, fra le classi colte dei paesi occidentali, le ortodossie ereditate erano rapidamente rimpiazzate dal malefico influsso di un laicismo aggressivo che metteva in discussione la natura spirituale dell’uomo e la stessa autorità dei valori morali. La laicizzazione delle classi elevate della società sembrò ovunque procedere di pari passo con un assai diffuso oscurantismo religioso fra gli altri strati della popolazione. Su un piano più profondo–dato che la religione influenza gli strati profondi della psiche umana e reclama un tipo di autorità che non ha eguali–in tutti i paesi i pregiudizi religiosi avevano tenuto accese nel corso delle generazioni le braci di un odio implacabile che avrebbe alimentato gli orrori dei decenni successivi.5
NOTE
1 Shoghi Effendi, L’Avvento della Giustizia Divina (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1986), p.63.
2 Shoghi Effendi, Il Giorno Promesso (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1978), p.11.
3Eric J. Hobsbawm, Il Secolo breve, trad. Brunello Lotti, 22a ed. (Rizzoli, Milano 1999), p.674.
4 Leopoldo II, re dei belgi, gestì la colonia come una sua proprietà privata per circa trent’anni (1877-1908). Le atrocità perpetrate sotto il suo malgoverno suscitarono proteste internazionali e nel 1908 egli fu costretto ad affidare il territorio all’amministrazione del governo belga.
5 I processi che hanno prodotto questi cambiamenti sono dettagliatamente esaminati in A.N. Wilson, e altri, God’s Funeral (John Murray, Londra 1999). Nel 1872 un libro, pubblicato da Winwood Reade con il titolo di The Martyrdom of Man (Pemberton Publishing, Londra 1968) e divenuto una sorta di «Bibbia» laica nei primi decenni del Novecento, esprimeva la fiducia che «finalmente, l’uomo dominerà le forze della Natura. Diverrà lui stesso un architetto di sistemi, un fabbricante di mondi. Sarà allora perfetto, un creatore, sarà quello che il volgo adora come un dio». Citato in Anne Glyn-Jones, Holding up a Mirror: How Civilizations Decline (Century, Londra 1996), pp.371-2.
6 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1987), pp.38-9, sez. 15.
7 ‘Abdu’l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1988), p.4.
8 Makátíb-i-‘Abdu’l-Bahá (Tavole di ‘Abdu’l-Bahá), vol. 4 (Iran National Publishing Trust, Tehran 1965), pp.132-4, traduzione provvisoria.
9 Makátíb, vol. 4, pp.132-4, traduzione provvisoria.
10 Makátíb, vol. 4, pp.132-4, traduzione provvisoria.
11 La scuola fu chiusa nel 1934 per ordine di Reza Shah, perché aveva osservato i giorni sacri bahá’í come festività religiose. Seguì ben presto la chiusura di tutte le altre scuole bahá’í in Iran.
12 Per i dati storici vedi The Bahá’í World, vol. XIV (Bahá’í World Centre, Haifa 1975), pp.479-81.
13 Shoghi Effendi, L‘Ordine Mondiale di Bahá’u’lláh (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1982), p.158.
14 «Il cerchio più esterno di questo vasto sistema, controparte visibile della posizione centrale conferita all’Araldo della nostra Fede, non è altro che l’intero pianeta. Nel cuore del pianeta si trova la ‘Terra Più Santa’, che ‘Abdu’l-Bahá ha proclamato ‘Nido dei Profeti’ e che dev’essere considerata il centro del mondo e la Qiblih delle nazioni. In questa Terra Più Santa sorge la Montagna di Dio di santità immemorabile, la Vigna del Signore, il Rifugio di Elia, del Cui ritorno il Báb è simbolo. Adagiate sulle alture di questo santo monte si estendono le vaste proprietà permanentemente assegnate al santo Sepolcro del Báb, di cui costituiscono i sacri recinti. In mezzo a queste proprietà, note come proprietà internazionali della Fede, si trova la santissima corte, un appezzamento di terreno che comprende giardini e terrazze che abbelliscono e conferiscono particolare fascino a questi sacri luoghi. Incastonato in questi ameni, verdeggianti dintorni s’innalza in tutta la sua squisita bellezza il mausoleo del Báb, l’involucro destinato a preservare e adornare la struttura originaria edificata da ‘Abdu’l-Bahá per accogliere le spoglie dell’Araldo martire della nostra Fede. Dentro questo involucro è custodita la Perla di gran prezzo, il santo dei santi, le sale costruite da ‘Abdu’l-Bahá che formano la tomba. Nel cuore di questo santo dei santi c’è il tabernacolo, la cripta nella quale è deposto il santissimo feretro. Nella cripta si trova il sarcofago d’alabastro nel quale è custodito il preziosissimo gioiello dei sacri resti del Báb». Shoghi Effendi, Citadel of Faith (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette 1995), pp.95-6.
15 Shoghi Effendi, Citadel of Faith, p.95.
16 Shoghi Effendi, Dio passa nel mondo (Edizione del Comitato Bahá’í di Traduzione e Pubblicazione, Roma 1968), p.284 (parzialmente modificata).
17 Hasan M. Balyuzi, ‘Abdu’l-Bahá: The Centre of the Covenant of Bahá’u’lláh, 2a ed. (George Ronald, Oxford 1992), p.136.
18 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, pp.229, 230, sez. 200.
19 Shoghi Effendi, Dio passa, p.265 (parzialmente modificata).
20 Shoghi Effendi, Dio passa, p.266 (parzialmente modificata).
21 The Bahá’í Centenary, 1844-1944, compilato dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í degli Stati Uniti e del Canada (Bahá’í Publishing Committee, Wilmette 1944), pp.140-1.
22 Shoghi Effendi, Dio passa, p.288 (parzialmente modificata).
23 ‘Abdu’l-Bahá in London: Addresses and Notes of Conversations (Bahá’í Publishing Trust, Londra 1982), pp.19-20.
24 ‘Abdu’l-Bahá, Tavole del Piano Divino (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1979), p.86.
25 Shoghi Effendi, Dio passa, pp.289-90 (parzialmente modificata).
26 ‘Abdu’l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette 1995), p.121 (nuova traduzione inglese provvisoria).
27 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, p.100, sez. 64.
28 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, p.28, sez. 7.
29 ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, pp.455-6.
30 Juliet Thompson, The Diary of Juliet Thompson (Kalimát Press, Los Angeles 1983), p.313.
31 Shoghi Effendi, Dio passa, p.251 (parzialmente modificata).
32 ‘Abdu’l-Bahá in Canada (National Spiritual Assembly of Canada, Forest 1962), p.51.
33 ‘Abdu’l-Bahá, La Saggezza di ‘Abdu’l-Bahá, 3a ed. (Edizione del Comitato Bahá’í di Traduzione e Pubblicazione, Roma 1969), p.80.
34Eric Hobsbawm, Il Secolo breve, p.35. Il traduttore italiano traduce liberamente «superior technology of death» «micidiale superiorità tecnologica».
35 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, 2a ed. (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1973), p.289, sez. CXXV.
36 Edward R. Kantowicz, The Rage of Nations (William B. Eerdmans Publishing Company, Cambridge 1999), p.138. Kantowicz aggiunge che la perdita totale di vite in Europa fu di 48 milioni, compresi i 15 milioni «spazzati via» perché la debilitazione li rese vulnerabili alle epidemie influenzali post-belliche e a causa della riduzione prodotta dal crollo del tasso di natalità conseguente a questi disastri. Hobsbawm calcola che la Francia abbia perduto quasi il venti per cento degli uomini in età militare, la Gran Bretagna un quarto dei laureati di Oxford e Cambridge che avevano prestato servizio nell’esercito durante la guerra e la Germania un milione e ottocentomila persone, pari al tredici per cento della popolazione in età militare. Vedi Eric Hobsbawm, Il Secolo breve, pp.38-9.
37 Dopo la morte del presidente Wilson, ne sono state scritte molte biografie. Abbastanza recenti sono: Louis Auchincloss, Woodrow Wilson (Viking Penguin, New York 2000), A. Clemens Kendrick, Woodrow Wilson: World Statesman (University Press of Kansas, Lawrence 1987), Thomas J. Knock, To End All Wars: Woodrow Wilson and the Quest for a New World Order (Oxford University Press, Oxford 1992).
38 ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, p.305.
39 Shoghi Effendi, Citadel of Faith, p.32.
40 Shoghi Effendi, Citadel of Faith, pp.32-3.
41 Nella formulazione definitiva, l’articolo X del Patto della Società non prevedeva l’intervento militare collettivo nei casi di aggressione, ma si limitava ad affermare: «…il Consiglio si esprimerà sugli strumenti da usare per assolvere questo obbligo».
42 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp.30-1.
43 Shoghi Effendi, Citadel of Faith, pp.28-9.
44 Shoghi Effendi, Citadel of Faith, p.7.
45l Báb, Antologia (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1984), p.48.
46 Il Kitáb-i-Aqdas. Il Libro Più Santo (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1995), § 88.
47 Tavole di Bahá’u’lláh rivelate dopo il Kitáb-i-Aqdas (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1981), p.13.
48 La citazione menzionava il valore dei «consigli» dati dal Maestro alle autorità militari britanniche che cercavano di riorganizzare la vita civile dopo il rovesciamento del regime turco nella zona, aggiungendo che «tutta la sua influenza era stata protesa verso il bene». Vedi Moojan Momen, a cura di, The Bábí and Bahá’í Religions, 1844-1944: Some Contemporary Western Accounts (George Ronald, Oxford 1981), p. 344.
49 The Bahá’í World, vol. XV (Bahá’í World Centre, Haifa 1976), p.132.
50Horace Holley, Religion for Mankind (George Ronald, Londra 1956), pp.243-4.
51 ‘Abdu’l-Bahá, Ultime Volontà e Testamento (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1987), p.16.
52 Shoghi Effendi, Dio passa, p.336 (parzialmente modificata).
53 Shoghi Effendi, Bahá’í Administration (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette 1998), p.15.
54 Alla «tregua natalizia» parteciparono soprattutto soldati inglesi e tedeschi, ma vi aderirono anche truppe francesi e belghe: notiziario BBC, riassunto on line di Brown, Malcolm e Shirley Seaton, «Christmas Truce (Tregua natalizia)».
55 Rúḥíyyih Rabbání, The Priceless Pearl (Bahá’í Publishing Trust, Londra 1969), pp.121, 123.
56 Shoghi Effendi, Bahá’í Administration, pp.187-8, 194.
57 Caso dopo caso, l’aperta scorrettezza dei fratelli, delle sorelle e dei cugini non lasciò infine a Shoghi Effendi altra alternativa che informare il mondo bahá’í che quegli individui avevano violato il Patto.
58 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp.36-7.
59 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp.43-4.
60 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.207.
61 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp.208-9.
62 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.208.
63 Shoghi Effendi, Avvento, p.70, 15, 66.
64 Nabíl-i-A‘ẓam, Gli Araldi dell’Aurora. La narrazione di Nabíl delle origini della Rivelazione Bahá’í (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1978), pp.86-8.
65 Shoghi Effendi, Bahá’í Administration, p.52.
66 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, p.82, sez. 38.
67 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.4.
68 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.19.
69 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, p.67, sez. XXV.
70 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.19.
71 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.145.
72 Shoghi Effendi, Dio passa, pp.25-6 (parzialmente modificata).
73 The Bahá’í World, vol. X (Bahá’í Publishing Committee, Wilmette 1949), pp.142-9 fornisce un esame dettagliato dell’espansione della Causa fino alla fine del primo Piano settennale.
74 Shoghi Effendi, Messages to Canada (Bahá’í Canada Publications, Thornhill 1999), p.114.
75 Shoghi Effendi, Dio passa, p.376 (parzialmente modificata).
76 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, p.219, sez. XCIX.
77 Bahá’u’lláh, Il Kitáb-i-Íqán (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1986), § 30.
78 «In Europa all’inizio del Novecento la maggior parte della gente accettava l’autorità della moralità… [In quel tempo] gli europei più riflessivi riuscivano a credere nel progresso morale e a pensare che l’immoralità e la barbarie fossero in recesso. Alla fine del secolo, è difficile aver fiducia nella legge morale o nel progresso morale». Jonathan Glover, Humanity: A Moral History of the Twentieth Century (Jonathan Cape, Londra 1999), p.1. Lo studio di Glover si occupa in particolare della nascita e dell’influenza delle ideologie del Novecento.
79 Shoghi Effendi, Giorno Promesso, p.118.
80 Shoghi Effendi, Giorno Promesso, p.118.
81 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, pp.73-4, sez. XXVII.
82 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, p.46-7, sez. XVII.
83 ‘Abdu’l-Bahá, in La Donna. Compilazione della Casa Universale di Giustizia, a cura del Dipartimento delle Ricerche presso il Centro Mondiale Bahá’í (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1986), p.79.
84 Shoghi Effendi, Messages to America (Bahá’í Publishing Committee, Wilmette 1947), p.28.
85 Shoghi Effendi, Messages to America, pp.9, 10, 14, 22.
86 Shoghi Effendi, Messages to America, p.28.
87 Rúḥíyyih Rabbání, The Priceless Pearl, p.382.
88 Shoghi Effendi, Messages to America, p.53.
89 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp.46, 47.
90 ‘Abdu’l-Bahá in Canada, p.51.
91 ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, p.377.
92 ‘Abdu’l-Bahá, Foundations of World Unity (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette 1998), p.21.
93 Lester Bowles Pearson (1897-1972) fu insignito nel 1957 del Nobel per la pace per la sua formulazione della politica internazionale nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, in particolare per il suo piano che nel 1956 portò all’invio nella zona del canale di Suez del primo contingente di emergenza delle Nazioni Unite, una reazione alla crisi creata dall’invasione dell’Egitto da parte delle forze militari britanniche e francesi, in accordo con quelle israeliane, dopo che l’Egitto aveva occupato il canale di Suez. Le prime sanzioni internazionali furono formalmente votate nel 1936 dalla Società delle Nazioni, quando l’Italia fascista invase l’Etiopia. Shoghi Effendi le definì «un evento che non ha riscontri nella storia umana». Vedi Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.195.
94 I tre segretari generali delle Nazioni Unite qui menzionati sono in ordine cronologico il peruviano Javier Pérez de Cuellar (1982-1991), l’egiziano Boutros Boutros-Ghali (1992-96) e il ghaniano Kofi Annan (1997-tuttora).
95 Anna Frank (1929-1945), giovane ebrea, vittima del genocidio nazista, catturata nell’agosto 1944 nel nascondiglio della sua famiglia in Olanda e mandata nel campo di concentramento di Belsen, dove poi morì. Il suo diario, pubblicato nel 1952 con il titolo Il diario di Anna Frank, fu poi soggetto di opere teatrali e cinematografiche. Martin Luther King Jr. (1929-1968), sacerdote americano, Premio Nobel, uno dei principali esponenti del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis, Tennessee. Gli Stati Uniti lo commemorano con una giornata di festa nazionale il terzo lunedì di gennaio. Paulo Freire (1921-1997), innovativo pedagogista brasiliano, che ebbe fama internazionale per la sua opera pionieristica nell’educazione degli adulti e per lo stesso motivo fu per due volte imprigionato nel suo paese. Kiri Te Kanawa (1944-), nata in Nuova Zelanda da famiglia maori e oggi una delle più grandi dive dell’opera, nel 1982 insignita da Sua Maestà la regina Elisabetta II dell’Ordine del Dame Commander dell’Impero britannico. Gabriel Garcìa Marquez (1928-), scrittore e romanziere colombiano, vincitore nel 1982 del Nobel per la letteratura, costretto a trascorrere gli anni ‘60 e ‘70 in esilio volontario in Messico e in Spagna per evitare la persecuzione in patria. Ravi Shankar (1920-), compositore e citarista indiano, che con il suo straordinario talento e le sue tournée in Europa e nel Nord America contribuì a risvegliare l’interesse dell’Occidente per la musica indiana. Andrei Dmitriyevich Sakharov (1921-1989), fisico nucleare russo, che abbandonò la ricerca scientifica per diventare il primo portavoce delle libertà civili nell’Unione Sovietica, per cui nel 1975 ebbe il Premio Nobel per la pace e in patria fu condannato al confino. «Madre Teresa» (Agnes Gonxha Borjaxhiu, 1910-1997), albanese, suora cattolica romana, fondatrice delle Missionarie della Carità, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 1979 per la sua abnegazione per i poveri, i senzatetto e i moribondi di Calcutta. Zhang Yimou (1951-), eminente regista cinese della «Quinta generazione», vincitore di molti premi professionali per la sua opera sensibile e visivamente splendida.
96 Le tre nuove Assemblee Spirituali Nazionali erano il Canada, che nel 1948 ebbe un’Assemblea Nazionale separata da quella degli Stati Uniti, l’Assemblea Regionale dell’America Centrale e delle Antille (1953) e quella del Sud America (1953).
97 Shoghi Effendi, Messages to the Bahá’í World, 1950-1957 (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette 1995), p.41.
98 Shoghi Effendi, Messages to the Bahá’í World, pp.38-9.
99 ‘Abdu’l-Bahá, Ultime Volontà, p.19.
100 Guidati da Muḥammad ‘Alí e Badí‘u’lláh, fratellastri di ‘Abdu’l-Bahá, e da Majdi’d-Dín, Suo cugino, il gruppo dei violatori del Patto che dopo la morte di Bahá’u’lláh aveva per lungo tempo occupato la Magione di Bahjí condusse un’insistente campagna di attacchi e macchinazioni contro il Maestro e il Custode. Sotto il Mandato britannico, erano stati costretti a evacuare la Magione a causa dello stato di abbandono nel quale l’avevano lasciata cadere, permettendo così al Custode di restaurare l’edificio e di dimostrare agli occhi delle autorità civili che esso era un Luogo Santo. Successivamente, Shoghi Effendi ottenne dal nuovo governo israeliano l’estensione del riconoscimento di questo privilegio all’intera proprietà. Fu pertanto emessa un’ordinanza ufficiale che ingiungeva agli ultimi violatori del Patto di evacuare lo sgradevole edificio accanto alla Magione che essi ancora occupavano. Quando la Corte suprema respinse il loro appello contro la sentenza, lo sfratto divenne esecutivo e il Custode fece demolire l’edificio, riuscendo così a rimuovere l’ultimo ostacolo all’abbellimento della proprietà.
101 Tavole di Bahá’u’lláh, p.63.
102 ‘Abdu’l-Bahá, Ultime Volontà, p.28.
103 Per un resoconto completo del ruolo svolto dalle Mani della Causa in questi critici anni vedi Amatu’l-Bahá Rúḥíyyih Khánum, Ministry of the Custodians (Bahá’í World Centre, Haifa 1997).
104 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.149.
105 ‘Abdu’l-Bahá, Ultime Volontà, p.28.
106 La Casa Universale di Giustizia, Messages from the Universal House of Justice, 1963-1986: The Third Epoch of the Formative Age (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette 1990), p.14.
107 Il tema è discusso in numerosi passi di Rúḥíyyih Rabbání, The Priceless Pearl. Vedi in particolare pp.79, 85, 90, 128 e 159.
108 Tavole di Bahá’u’lláh, p.64.
109 ‘Abdu’l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina, p.65.
110 J.E. Esslemont, Bahá’u’lláh e la Nuova Era. Una introduzione alla Fede Bahá’í, 7a ed. (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1998), p.338.
111 ‘Abdu’l-Bahá, Ultime Volontà, p.16.
112 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.8.
113 Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Aqdas, § 83.
114 Bahá’u’lláh, L’Epistola al Figlio del Lupo (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1980), p.10.
115 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp.43, 198.
116 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.24.
117 Tavole di Bahá’u’lláh, p.62.
118 Shoghi Effendi, Avvento, p.21.
119 La Casa Universale di Giustizia. Compilazione della Casa Universale di Giustizia, a cura del Dipartimento delle Ricerche presso il Centro Mondiale Bahá’í (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1987), p.24.
120 La Casa Universale di Giustizia, Messages from the Universal House of Justice, p.52.
121 La Casa Universale di Giustizia, Messages from the Universal House of Justice, p.104.
122 Bahá’í News, n.73, maggio 1933 (Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í degli Stati Uniti, Wilmette), p.7.
123 L’Istituto fu creato dalla Casa Universale di Giustizia nel 1998, come agenzia della Bahá’í International Community, alle dipendenze della Casa di Giustizia attraverso l’Ufficio per l’informazione del pubblico. Il suo mandato lo definisce un’agenzia «dedicata all’esame dei supporti spirituali e materiali della conoscenza umana e dei processi del progresso sociale».
124 Lo scopo del Centro è quello di intraprendere «ricerche sistematiche sulla Fede bahá’í, compresi la sua cultura religiosa, il suo spirito umanitario e la sua etica religiosa».
125 Citato in Star of the West, vol. 13, n.7 (ottobre 1922), pp.184-6.
126 ‘Abdu’l-Bahá, Tavole, p.54.
127 Attorno al 1904, un dotto credente iraniano noto come Ṣadru’ṣ-Ṣudúr, incoraggiato da ‘Abdu’l-Bahá, istituì la prima classe di formazione per gli insegnanti per giovani bahá’í a Teheran. Le classi si riunivano quotidianamente e i diplomati, che oltre ai vari aspetti della Fede bahá’í avevano studiato anche le credenze delle altre religioni, dettero un grande contributo all’espansione e al consolidamento della Causa nel loro paese.
128 Il modello in esame è l’«Istituto Ruhi», i cui materiali e metodi sono stati adottati da molte comunità bahá’í di tutto il mondo. La sua filosofia è l’integrazione delle attività del servizio con lo studio tematico degli Scritti bahá’í. Organizzato in una serie di livelli di studio, che formano un «tronco» centrale di comprensione fondamentale dei principi essenziali insegnati da Bahá’u’lláh, il sistema permette alle varie comunità che se ne servono di sviluppare in modo pressoché infinito una serie di rami secondari a seconda delle particolari esigenze.
129 Shoghi Effendi, Dio passa, p. xvii (parzialmente modificata).
130 ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, pp.43-4.
131 Moojan Momen, The Bábí and Bahá’í Religions, 1844-1944: Some Contemporary Western Accounts, pp.186-7.
132 The Bahá’í World, vol. XV, pp.29, 36.
133 The Bahá’í World, vol. IV (Bahá’í Publishing Committee, New York 1933), pp.257-61. Contiene una breve storia della fondazione e dei lavori del bureau.
134 The Bahá’í World, vol. III (Bahá’í Publishing Committee, New York 1930), pp.198-206. Contiene il testo di una petizione formale presentata dai bahá’í dell’Iraq alla Commissione Permanente della Società delle Nazioni per i mandati, che riassume la storia del caso.
135 Shoghi Effendi, Dio passa, p.371 (parzialmente modificata).
136 Il testo completo della Dichiarazione di trova in World Order Magazine, aprile 1947, vol. XIII, n.1.
137 The Bahá’í Question, Iran’s Secret Blueprint for the Destruction of a Religious Community, An Examination of the Persecution of the Bahá’ís in Iran (Bahá’í International Community, New York 1999), preparato dall’Ufficio presso le Nazioni Unite della Bahá’í International Community per i membri della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.
138 Brani di un discorso di Edward Granville Browne, pubblicati in Religious Systems of the World: A Contribution to the Study of Comparative religion, 3a ed. (Macmillan, New York 1892), pp.352-3.
139 Nei suoi nove anni di vita, l’ufficio provvide a sistemare circa diecimila rifugiati bahá’í iraniani in ventisette paesi.
140 A tutt’oggi hanno ricevuto programmi intensivi di formazione novantanove Assemblee Spirituali Nazionali.
141 La Conferenza di Pechino sulla donna permise a cinquanta delle duemila organizzazioni non governative coinvolte di presentare verbalmente le loro dichiarazioni. Dato che la Bahá’í International Community aveva avuto questo privilegio in altre conferenze, particolarmente in quella di Rio de Janeiro sull’ambiente e in quella di Copenaghen sullo sviluppo socio-economico, i suoi rappresentanti cedettero il posto loro assegnato a favore del Centro moscovita per lo studio del genere.
142 Un resoconto completo, che comprende anche il testo della decisione della Corte Costituzionale Federale tedesca, si trova in The Bahá’í World, vol. XX (Bahá’í World Centre, Haifa 1998), p.571-606.
143 Sessão Solene da Câmara Federal, Brasiliá, 28 de Maio 1992 (ristampa, con la traduzione inglese a cura dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í del Brasile, 1992).
144 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, p.39, sez. 15.
145 Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Fifty-Fourth Session, Agenda Item 49 (b) United Nations Reform Measures and Proposals: The Millennium Assembly of the United Nations (54a sessione, punto 49 (b) dell’ordine del giorno, Misure e proposte per la riforma delle Nazioni Unite: Assemblea delle Nazioni Unite per il millennio), 8 agosto 2000 (documento n. A/54/959), p.2.
146 Vedi Commitment to Global Peace (Impegno per la pace globale), Dichiarazione sulla pace mondiale del Summit per il millennio dei capi religiosi e spirituali, presentato al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il 29 agosto 2000 durante una sessione del Summit all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
147 Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Fifty-Fourth Session, Agenda Item 61 (b) The Millennium Assembly of the United Nations (54a sessione, punto 61 (b) dell’ordine del giorno, Assemblea delle Nazioni Unite per il millennio), 8 settembre 2000 (documento n. A/55/L.2), sez. 32.
148 I rispettivi scopi delle tre riunioni per il millennio e della partecipazione della comunità bahá’í sono riassunti in una lettera scritta dalla Casa Universale di Giustizia il 24 settembre 2000 a tutte le Assemblee Spirituali Nazionali.
149 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.43.
150 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, p.325, sez. CXXXVI.
151 Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Íqán, § 32.
152 Bahá’u’lláh, Preghiere e Meditazioni di Bahá’u’lláh (Edizione del Comitato Bahá’í di Traduzione e Pubblicazione, Roma 1961) p.278, n. 178 (parzialmente modificata).
153 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, p.197.
154 Shoghi Effendi, Ordine Mondiale, pp. 200-1.
155 Kitáb-i-Aqdas, § 186.
156 Kitáb-i-Aqdas, § 54.
157 Shoghi Effendi, Messages to the Bahá’í World 1950-1957, p.74.
158 Isaia II, 2.
159 Shoghi Effendi, Avvento, p.64.
160 ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, p.284, sez. 227.
161 La Proclamazione di Bahá’u’lláh ai re e ai governanti del mondo (Edizione del Comitato Bahá’í di Traduzione e Pubblicazione, Roma 1968), p.81.
162 Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, p.34, sez. XIV.